NEBBIOLO
È uno dei grandi e pochi vitigni del mondo in grado di dare vita, con l’invecchiamento, ad uno spettro aromatico di straordinaria finezza e complessità che si allontana e si arricchisce di molto rispetto ai profumi immediati del vino giovane. Questo processo si chiama terziarizzazione ed è una delle caratteristiche dei vini importanti. Ogni produttore della langa piemontese ha l’ambizione di misurarsi col nebbiolo. In realtà è un vino più semplice da affrontare in cantina rispetto a molti altri e ha una capacità espressiva intrinseca così forte da richiedere veramente una grande discrezione da parte del vinificatore. Per noi abituati alle difficoltà del dolcetto, lavorare il nebbiolo è quasi un gioco: è un uva che fa tutto da sola. Basta non disturbarla.
IDEA
Un’idea assolutamente tradizionale del nebbiolo. Conoscendo la capacità e la sensibilità di questo vitigno nell’esprimere il territorio e la sua innata eleganza, grande semplicità di vinificazione e grande rispetto delle sue possibilità espressive. Vinificazione da Barolo nella ricerca non di un nebbiolo fresco e fruttato, ma di un vino più austero. Per me, come produttore, possibilità, attraverso quest’uva, di capire meglio ancora il terroir di Dogliani, le sue austerità tanniche e farne tesoro.
LE VIGNE
I terreni sono situati nel comune di Dogliani, identificati nella vigna degli Austri, con una esposizione a sud ovest riparata dal vento a 400 metri di altezza. Terreno di medio impasto a prevalenza calcarea situata nella sottozona di Valdiberti. Il sistema di allevamento è un Guyot semplice,con densità di 4000 ceppi per ettaro.Gli appezzamenti sono coltivati secondo i principi dell’agricoltura biodinamica che prevede un diverso approccio alla fertilità del suolo e l’utilizzo di rame e zolfo in quantità molto ridotte.La resa in vino per ettaro può variare a seconda dell’annata dai 35 ai 45 ettolitri.
VINIFICAZIONE
Raccolto a mano e portato in cantina in cassette da venti chili nelle seconda decade di ottobre.
Viene pigiato, diraspato e vinificato in tini di legno senza lieviti selezionati e altri additivi che potrebbero in qualche modo alterare l’espressione dell’annata e del luogo. La temperatura non è controllata, soprattutto in annate con estati più fresche come il 2005 in cui difficilmente si può sviluppare un arresto di fermentazione dovuto all’alcool eccessivo. Le uve sono state vinificate come un barolo tradizionale, con una macerazione post-fermentativa di dieci giorni, lasciando il vino sulle bucce dopo la fermentazione alcolica durata dodici giorni.
AFFINAMENTO
Dopo la svinatura, il vino continua l’affinamento in legno di rovere di Slavonia grande. Il nebbiolo sta sulle sue fecce fini e per i primi otto mesi queste vengono tenute in sospensione grazie a dei batonnage in frequenza decrescente. La fermentazione malolattica non viene ricercata in nessun modo e si avvia spontaneamente nella primavera successiva. Il nebbiolo si illimpidisce successivamente tramite travasi. Viene imbottigliato senza chiarifica né filtrazione. Il 2005 è stato messo in bottiglia nell’estate del 2007 e affinato per due anni.
ANNATA
Delicato e lineare, dove la presunta fragilità data dal tempo viene respinta da un tannino estroverso. Note terziarie si contrappongono a sentori ancora freschi mentre la lunghezza si sprigiona in bocca lungo tutto il palato in una tensione verso l’alto. Il 2001 è stata un’annata classica, in cui calore, pioggia e luce si sono alternati senza eccessi ma con quella misura aurea che permette l’espressione di una austerità piemontese tipica. Ancora centrato su uve provenienti per lo più dai vigneti di San Fereolo, caratterizzati dalla tipica vena tannica della zona, con una vinificazione tradizionale portata a secco senza residui in modo lineare e regolare.
IL PROVINCIALE 2004